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Le parole che cambiano la mente: NON TUTTI LA PENSANO COME TE

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Uno degli errori più frequenti nella vita, nelle relazioni e negli affari è credere che il nostro modo di vedere il mondo sia universale. Tendiamo a pensare che quello che per noi è chiaro, logico o persino “ovvio” lo sia automaticamente anche per gli altri.

Ma non è così. Ognuno interpreta ciò che accade attraverso le proprie esperienze, la propria storia personale e il proprio linguaggio interiore.

Quello che per te è un’opportunità, per un altro può essere un rischio.

Quello che per te è incoraggiante, per qualcuno può suonare come una critica.

Quello che per te è “la strada giusta”, per un altro può sembrare un vicolo cieco.

Siamo simili, ma mai identici.

E questa diversità si riflette in modo evidente nella comunicazione: non è importante solo quello che dici, ma soprattutto quello che l’altro capisce.

I 10 meccanismi della mente che influenzano la comunicazione

La PNL e la psicologia della comunicazione ci insegnano che la nostra mente non elabora mai la realtà in modo “puro”, ma la filtra e la interpreta. Ecco i 10 punti fondamentali da conoscere:

1. Cancellazione

La mente elimina gran parte delle informazioni che ci circondano, perché non può elaborarle tutte. Così ci concentriamo solo su alcuni dettagli, trascurandone altri che potrebbero invece essere rilevanti.

2. Distorsione

Modifichiamo ciò che percepiamo per adattarlo alle nostre convinzioni o ai nostri desideri. In pratica, vediamo le cose non per come sono, ma per come vorremmo che fossero.

3. Generalizzazione

Da una singola esperienza traiamo una regola che applichiamo a tutte le situazioni simili. Questo ci aiuta a semplificare la realtà, ma rischia di portarci a conclusioni sbagliate o limitanti.

4. Adattamento del linguaggio e dell’approccio

Non basta scegliere le parole giuste: serve anche capire quale tipo di linguaggio influenza quella persona.

  • Alcuni sono più sensibili a ciò che vedono (canale visivo).

  • Altri si lasciano guidare da ciò che sentono (canale auditivo).

  • Altri ancora danno più peso alle sensazioni fisiche ed emotive (canale cinestetico).

Comunicare in modo efficace significa quindi adattare non solo le parole, ma anche tono, ritmo, linguaggio del corpo e stile di relazione.

5. Proattivi e reattivi: due modelli di motivazione

Ognuno di noi porta con sé una motivazione diversa quando parla con gli altri.

  • Il modello proattivo agisce subito: parla poco, è diretto, va al punto ed è spesso impaziente.

  • Il modello reattivo riflette a lungo prima di agire o parlare: fa molte domande, vuole capire a fondo, cerca dettagli e chiarimenti.

6. Punti deboli e argomenti sensibili

Tutti abbiamo dei “tasti caldi”: temi o argomenti che ci toccano nel profondo e che, quando vengono sollecitati, scatenano reazioni forti. Per questo, quando comunichi, è fondamentale osservare, ascoltare attivamente e porre domande aperte e potenti.

7. La direzione: dove sta andando la persona

Ogni persona ha una traiettoria, un obiettivo, una direzione di vita. Quando affrontiamo un argomento, è fondamentale capire se ciò di cui stiamo parlando è vicino o lontano da quella direzione.

  • Se il tema è allineato agli obiettivi, la conversazione fluirà e genererà entusiasmo.

  • Se invece è percepito come distante, emergeranno resistenze o disinteresse.

8. Gestione della rabbia e delle difficoltà

Le persone reagiscono in modi molto diversi davanti agli ostacoli.

  • Alcuni scappano o evitano, altri affrontano direttamente.

  • Due modelli principali:

    • Il “Sé”: trattiene o ritarda le emozioni (molto raro, circa 1 su 14).

    • Gli “Altri”: mostrano subito segnali, usano il linguaggio del corpo e instaurano fiducia rapidamente.

9. Reazione allo stress

Il modo in cui una persona gestisce lo stress dice molto di lei:

  • L’emotivo lo subisce con difficoltà, lasciando che le emozioni prevalgano.

  • Il razionale inizialmente lo sente, ma poi trova lo spazio per riequilibrarsi e superarlo.

  • L’evitante tende a minimizzare o ignorare lo stress, rimandando la soluzione.

10. Il contesto: l’ambiente della comunicazione

Le parole non viaggiano mai da sole: il contesto può amplificare o ridurre la loro efficacia. Scegliere il luogo giusto per un incontro è parte della comunicazione stessa.

Il mio esempio personale: ho sempre scelto l’ambiente giusto in base al tipo di colloquio — che fosse un incontro di affari, una trattativa commerciale o un dialogo legato alle risorse umane. Il posto più particolare? Una mostra di quadri. Sapevo che il mio interlocutore era appassionato d’arte e lo invitai in quel contesto: parlammo di affari, ma in un ambiente che parlava prima di tutto alla sua passione. Il risultato fu un dialogo più naturale, autentico e produttivo.

Conclusione

Imparare a comunicare meglio non significa solo parlare in modo più chiaro: significa migliorare la vita, le relazioni e il lavoro.

Vuol dire saper leggere chi hai davanti, capire cosa lo motiva, quali sono i suoi punti deboli, come reagisce alle difficoltà e quale direzione sta seguendo. Così puoi portare la comunicazione al suo livello, creare un ponte autentico e al tempo stesso usarla a tuo vantaggio, trasformandola in uno strumento di crescita reciproca.

La comunicazione efficace non è mai un caso: è il risultato di consapevolezza, osservazione e pratica. E quando impari a padroneggiarla, non cambi solo il modo in cui parli con gli altri, ma il modo in cui costruisci ogni tua relazione personale e professionale.


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